Il re del lusso, Bernard Arnault, ha ancora qualche problema, come il rilancio, più faticoso del previsto, di Donna Karan, marchio americano dell'abbigliamento femminile. Ma il suo gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennesy) ricomincia a intravedere il sereno dopo il difficile 2001. Diversamente da Gucci che è dotato di una forte liquidità, Lvmh ha una posizione finanziaria netta negativa per 7,5 miliardi di euro. Dodici mesi prima, del resto, l'esposizione era più elevata di 1,2 miliardi di euro. E Arnault l'ha alleggerita piazzando proprio la partecipazione Gucci al Crédit Lyonnais e al suo rivale François Pinault al prezzo complessivo di 2,1 miliardi di euro.
Il 2001, soprattutto nel secondo semestre funestato dall'attentato dell'11 settembre e reso comunque difficile dalla stagnazione dell'economia, era stato un anno davvero difficile. Le spese generali e commerciali avevano eroso il risultato operativo e, più ancora, avevano taglieggiato il conto economico la svalutazione delle partecipazioni e degli avviamenti (sulla catena commerciale Dsf e sulla Bouygues, in particolare), gli oneri di ristrutturazione (sempre su Dsf a sul network di profumerie Sephora).
Quest'anno, invece, tutto sembra andar meglio. Il margine industriale torna a crescere. I settori in perdita (distribuzione, radio, giornali, Internet, la stessa holding) pesano di meno. E così il risultato operativo rimbalza. Lvmh paga meno interessi alle banche. Ce ne sarebbe abbastanza per arrivare a un utile semestrale in crescita, ma questa soddisfazione Arnault non se l'è potuta levare perché ha dovuto svalutare per altri 183 milioni la sua quota in Bouygues, ha cominciato a consolidare Donna Karan e ha ridotto il periodo di ammortamento dell'avviamento dei negozi Dsf con la conseguenza di elevare questa voce da 79 a 136 milioni.