La ripresa c'è ma non si vede, o quasi. E a frenare l'auspicabile, agognato cambiamento di rotta concorrono anche incentivi ad hoc per determinati settori (indici puntati contro l'automobile), che si traducono di fatto, dato il reddito disponibile delle famiglie, in «disincentivi» per altri comparti. Lo ha detto Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda italiana, nel corso del suo intervento al workshop di palazzo Mezzanotte.
«Siamo in un momento particolare», ha detto Boselli, «mai come ora il nostro mondo vuole capire dove siamo e dove stiamo andando. Veniamo da un periodo, durato 20-30 anni, di crescita continua del settore moda. Oggi il sentimento dominante è quello dell'incertezza».
Quali le cause che impediscono una decisa inversione di rotta? Per Boselli vi sono due ordini di motivi. «Da un lato ci sono ragioni macroeconomiche», ha proseguito il numero uno di Camera moda, «come la parità dollaro/euro che favorisce le importazioni lungo tutta la filiera e non aiuta le nostre esportazioni nell'area del dollaro. E poi c'è l'effetto Borse, che hanno trasformato dei ricchi virtuali in poveri reali. Inoltre l'attuale vigilia di guerra continua a non aiutare le cose. Dal punto di vista micro le notizie sull'occupazione, si veda il caso Fiat, non incentivano i comportamenti individuali».