«Alle imprese che si sviluppano all'estero offriremo un pacchetto completo: assicurazione, finanziamenti, formazione agevolata, certezza dell'intervento, uno sportello unico in Italia e uno nel Paese in cui investono per gestire ogni pratica. Chiederò personalmente al sistema bancario italiano di aprire una sede in ogni distretto industriale replicato oltre confine». Adolfo Urso, viceministro per le Attività produttive delegato all'estero, anticipa i contenuti del Piano per la clonazione dei distretti che i suoi uffici stanno rifinendo e che sarà presentato venerdì prossimo a Venezia.
Come può un progetto governativo incidere sulla creazione di aree industriali italiane all'estero?
«Fornendo alle imprese tutto il supporto di cui hanno bisogno. Le doteremo di un insieme di agevolazioni finanziarie, assicurative e logistiche. Garantiremo velocità e certezza per tutte le pratiche burocratiche all'estero. Offriremo una griglia di analisi del Paese e del mercato e di tutte le condizioni normative, economiche e ambientali con cui le imprese impattano. A una condizione, però: finanzieremo chi si sviluppa all'estero, non chi delocalizza. Noi sosteniamo chi s’internazionalizza radicandosi in Italia: chi chiude in Italia per aprire all'estero non vedrà un cent».
Quali aree dei mondo vede più promettenti per le imprese italiane ?
«Il Mediterraneo e l'Est. Da una parte, Paesi come Tunisia e Marocco sono già partner ideali anche grazie alla loro tolleranza religiosa: pensi che uno dei consiglieri economici più ascoltati dal governo marocchino è il capo della comunità ebraica. Dall'altra parte, oltre la Romania e i Balcani, Russia e Cina offrono grandi opportunità. Oggi i flussi vanno tutti a Oriente, dove il nostro interscambio cresce a tassi del 30-40 per cento l'arino. E' lì che dobbiamo andare».