Il settore del lusso, riunito nella Merrill Lynch Luxury Goods Conference, soffre e rimanda la ripresa dalla seconda metà di quest'anno al secondo semestre 2003. Nella speranza che la guerra in Iraq non scoppi mai o che, nella malaugurata ipotesi di avvio delle ostilità, non duri. L'unica certezza è che i marchi forti resisteranno. Il convegno organizzato ha provato a spiegare che la crisi, alla fine, renderà più forti alcuni marchi che guadagneranno quote di mercato che inevitabilmente lasceranno marchi più deboli, come poterebbero essere Versace , che secondo gli analisti sono meno strutturati sotto l'aspetto finanziario. C'è il timore fondato che l'eventuale conflitto contro l'Iraq possa ridurre ancora di più di quanto già non lo sia il flusso turistico in particolare di americani e giapponesi, cioè dei maggiori fruitori dei beni di lusso.
Nella conferenza, durante le singole presentazioni dei vari gruppi del comparto, sembra quasi prevalere l'ottimismo e l'eventuale nuova guerra rimane quasi sotto traccia. Il presidente della It Holding , Tonino Perna, è per esempio convinto che «le quote di mercato si guadagneranno proponendo prodotti di alta qualità. Noi struttureremo meglio il marchio Ferrè che dall'attuale confusione di sigle si ridurrà solo a due: Gianfranco Ferrè e Ferrè. Siamo certi di fare un grande salto di qualità. Stimiamo di arrivare nel 2005 a un miliardo di euro di ricavi, 300 milioni in più dell'attuale fatturato di It Holding che pure si è chiuso in crescita di quasi il 25%».
Il presidente e a.d. di Gucci, Domenico De Sole, conferma le stime per il gruppo per fine 2002 annunciate il 26 settembre (2,6 miliardi di euro di ricavi e margine al 13%) ma spiega: «la tendenza positiva di mercato registrata a settembre continua. Ma l'incertezza c'è ancora. E tutti ricordano cosa successe non solo nel lusso ma in tutti i settori dell'economia nel 1991 con la prima guerra in Irak ed anche nel '97 con gli effetti della crisi dei mercati asiatici». Francesco Trapani, a.d. Bulgari, si limita ad un auspicio sperando che i possibili eventi bellici in Irak si risolvano in «un'operazione chirurgica» e che quindi la guerra duri poco. In generale, in assenza di shock, per Bulgari, il mercato del lusso non dovrebbe registrare cambiamenti strutturali ma dovrà subire una riduzione della voglia di spendere che, a sua volta, porterà un aumento della competizione.