Di questi tempi, è difficile trovare un analista del settore dei beni di lusso nella City disposto a spendere molte parole di ottimismo sulle prospettive dei titoli del settore. Claire Kent, responsabile per la banca d'investimento americana Morgan Stanley della ricerca sulle società che producono beni di lusso, non fa eccezione, anche se continua a individuare alcuni gruppi che possono navigare meglio fra le attuali difficoltà.
«C'è troppa incertezza sul futuro degli utili delle società del settore, dice l' analista, soprattutto con la possibilità di una guerra all'orizzonte, per poter raccomandare agli investitori di mantenere sovrappeso nei propri portafogli, almeno nel breve termine, questi titoli».
Alla debolezza ormai cronica del Giappone, si aggiungono ora il rallentamento degli Stati Uniti, la crescita asfittica dell'Europa e la possibilità che si scateni una guerra contro l'Irak, con le conseguenze di incertezza che questo può provocare nei consumatori. «In caso di conflitto, osserva Claire Kent, ci saranno ripercussioni sul turismo a quindi sulle società le cui vendite sono più dipendenti dagli acquisti dei turisti. Una di queste è senz'altro Lvmh, per la sua presenza in destinazioni turistiche, ma anche per la sua divisione Dfs, fortemente orientata sugli acquisti dei turisti giapponesi. Un'altra è la Gucci».
Il settore è composto però anche di società in grado di sopportare meglio questa fase del mercato. «Si tratta afferma l'analista di Morgan Stanley, delle aziende di nicchia, e di nicchie non ancora mature, come la Tod's, oppure quelle che hanno appena ricreato a rilanciato un marchio, come Coach o Burberry». Quest'ultimo titolo, quotato in Borsa dal luglio scorso, resta sotto il prezzo del collocamento, ma ha recuperato molto terreno nell'ultimo mese, dopo aver ricevuto i commenti favorevoli degli analisti: non solo della stessa Morgan Stanley, ma anche di Ubs Warburg e, negli ultimi giorni, di Merrill Lynch.