Tra i Paesi destinatari del made in Italy, l'ex Urss si piazza all'ottavo posto per fatturato, terza tra gli Stati non europei, dopo Usa e Giappone. Rispetto ai due giganti dell'economia mondiale su cui si allunga l'ombra della recessione, la Russia ha in questo momento un appeal aggiuntivo: l'economia cresce a ritmi del 3-4 per cento.
Nell'arco di un decennio tutti i grandi nomi della moda italiana sono sbarcati nel Paese. Il pioniere è stato Gianni Versace che ha aperto a Mosca una boutique monomarca nel 1992. «Sono rimasto sorpreso da quanto il mio negozio stia andando bene, perché la maggior parte delle donne e delle ragazze che vedo in giro a Mosca sono vestite in modo molto sensuale», ha dichiarato Giorgio Armani, tra gli ultimi arrivati nella capitale dove ha inaugurato un negozio lo scorso ottobre.
Nel 1993 giunge in Russia Trussardi che oggi ha tre negozi monomarca e un settore nel grande magazzino Gum le cui vetrine guardano il mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa. «é un mercato in espansione che offre grandi potenzialità di sviluppo. Le donne russe sono per lo più alla ricerca della griffe, del capo di abbigliamento che sia ben riconoscibile», afferma Francesco Trussardi, presidente del gruppo.
Nel panorama idilliaco si intravedono anche le classiche spine. «Il fatturato è in crescita, spiegano a Sistema Moda Italia, perché fa i conti con un passato buio, quello della crisi del '98» . E' una solida classe media non si è ancora affacciata sul mercato. Lo spazio per le marche meno care, però, esiste. Anzi. Benetton dopo l'exploit del primo negozio sulla piazza Pushkin ha aperto altri due megastore a Mosca e in tutta la Csi ne ha 90. Altri tre verranno inaugurati a Riga, Kiev e Nizhnij Novgorod tra l'autunno e la primavera.