Basta con gli stilisti. Oggi servono i direttori creativi o artistici, tanto significa la stessa cosa. Talenti che non ignorano il marketing e che sanno coordinare la pubblicità con le collezioni e il concept dei negozi, per evitare ogni incertezza e costruire quell'immagine nitida, precisa che può essere notata in un mondo affollatissimo di marchi e vestiti. «Stavamo cercando una figura di questo genere, spiega Roberto Zanetto, amministratore delegato di Hilton Vestimenta. Abbiamo fatto colloqui su colloqui con giovani designer anche molto interessanti. Ma quello che ci ha subito convinto per l'intelligenza e la serietà del progetto è stato Nicola Del Verme, che collaborerà con noi già dalla collezione uomo per il prossimo inverno, quella che a gennaio presenteremo a Pitti Immagine».
Ben presenti negli Stati Uniti e in Giappone, con un programma di potenziamento della rete distributiva in Europa e nel Far Est, la Hilton-Vestimenta ha un fatturato di 50 milioni di euro, dei quali la metà dipende dal proprio marchio, mentre la licenza per il pr�t-à-porter donna di Emanuel Ungaro e quella per Massimo Piombo, griffe di cui sono soci al 50%, contribuiscono al resto. Licenziatario storico della prima linea Armani per l'uomo e la donna, nel maggio 2001 la Hilton-Vestimenta si è sdoppiata, dando origine alla Borgo 21, di cui Giorgio Armani detiene il 60% delle azioni, mentre la famiglia Mosterts è proprietaria del restante 40, oltre ad avere il 100% della Hilton, nata 40 anni fa a Mattarello di Trento.
Vecchia famiglia del tessile, che fondò il Lanificio di Somma poi ceduto alla Gabel, i Mosterts hanno dimostrato la loro vocazione industriale organizzando uno stabilimento ad alta specializzazione, in grado di lavorare con competenza tessuti flou come lo chiffon, prediletto da Ungaro, e drapperie maschili come quelle amate da Armani.