La ripresa non c'è, è rinviata al 2003. Per l'industria calzaturiera la congiuntura è ovviamente la stessa del resto del sistema moda. La domanda internazionale non offre spunti incoraggianti: il che, per un settore che esporta l'83% dei volumi prodotti, è ancora più preoccupante, visto che oltretutto iniziano a registrare segni negativi i valori e i prezzi medi, a testimonianza che pure le fasce medio-alta e alta sono sotto pressione.
L'allarme arriva dai dati dei primi cinque mesi del 2002, elaborati dall'Anci (l'associazione dei produttori) su dati Istat: il surplus dell'interscambio, in volume, è quasi dimezzato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, passando a 41,5 milioni di paia dai precedenti 75 milioni. In valore, la riduzione è più contenuta: -15,8% a 1.850 milioni di euro. Insomma, il saldo è sempre positivo ma, con la crescita dell'import (+9,9% in quantità e +10,8% in valore) e la contestuale caduta dell'export (rispettivamente, -13,6 e -8,1%), molto presto la situazione potrebbe ribaltarsi. E sarebbe un caso eclatante per l'industria made in Italy.
Nel dettaglio, l'import di scarpe in pelle e cuoio cresce ad esempio del 18,1% in volume, mentre quello del sintetico aumenta del 12,4 per cento. Ma non è tutto. Tra i Paesi fornitori vola la Cina: sempre nel gennaio-maggio 2002, +14,4% a 32,6 milioni di paia e +16,7% a 99,7 milioni di euro. Seguono Romania, Vietnam, Tunisia e Tailandia. Sempre sulla Cina, le scarpe in pelle e cuoio acquistate dall'Italia sono aumentate del 43% a 1,7 milioni di paia e del 27,7% a 24,3 milioni di euro, anche se è in calo il prezzo medio (-10,5% a 13,72 euro per paio).
Le speranze del settore sono affidate al Micam Shoevent che inizia oggi al Portello con 1.229 espositori, di cui 180 stranieri. Ma, nel gennaio-maggio 2002, l'export verso la Germania, primo mercato di sbocco in quantità ma secondo dopo gli Usa in termini monetari, è crollato: -23,7% in volume e -19,4% in valore. Malissimo anche gli Stati Uniti: rispettivamente, -22,8 e -23 per cento. In crisi pure la Russia, mercato emergente: -17,2% in quantità e un modesto +2,8% in valore.