Per il primo semestre 2002 ricavi netti consolidati in crescita del 5% a 653 milioni di euro: la difficile congiuntura del mondo della moda non tocca Armani, grazie anche all'apertura di nuove boutique.
L'Ebitda (margine operativo lordo inclusi interessi, svalutazioni e ammortamenti) è risultato in aumento dell'11% a 130 milioni di euro e positivo anche l'Ebit (risultato operativo): +10% a 97 milioni di euro, pari al 14,8% del giro d'affari. Dopo un 2001 da record anche il 2002 parte bene: ricavi netti e profitti sono superiori alla media del settore anche perchè 560 milioni di euro sono stati investiti in quattro anni per ampliare il retail, acquisizioni strategiche e nello sviluppo delle infrastrutture.
Con questa semestrale, il Gruppo Armani supera, anche se di poco, il margine dell'altro colosso Lvmh che ha registrato un rapporto tra Ebit e fatturato del 14,4%. Più elevati i rapporti di Hermes e Tod's, come spesso accade per chi ha il core business concentrato nella pelletteria: rispettivamente del 24,8% e del 20,9%.
Programmi futuri per lo stilista di Piacenza: apertura dell'Armani Chater House a Hong Kong, 3.000 mq di multimarca, inaugurata il 31 ottobre prossimo con megaevento e sfilata. Top secret l'investimento, anche se paragonabile a quello effettuato per Via Manzoni. Il progetto di aperture negozi proseguirà poi con Pechino e almeno altri 29 punti vendita nelle principali città del mondo.
Previsto per novembre, infine, il lancio della linea Emporio Armani Gioielli.