Le scarpe made in Italy perdono sempre più terreno. Nei primi cinque mesi dell'anno le esportazioni hanno segnato un �13,6% in quantità, secondo i primi dati dell'Anci, l'associazione di settore. «Proseguono i pesanti segnali negativi � commenta Antonio Brotini, presidente dell'Anci. Credo che i dati sconfortanti di questa prima parte dell'anno rappresentino lo specchio di tutto il 2002. Prosegue Brotini: «La crisi non è finita. Nei distretti calzaturieri c'è un ricorso maggiore alla cassa integrazione. In quanto ai mercati, i nostri principali paesi di sbocco sono fermi. La Germania è a rischio recessione e i consumi americani non ripartono. La fiera calzaturiera di Las Vegas dei primi di agosto è stata decisamente piatta». Anche i consumi interni non ripartono. La stagione estiva non è andata bene e i commercianti italiani stanno soffrendo.
La crisi non è solo congiunturale. Lo ribadisce Maurizio Pizzuti, ex presidente Anci e presidente del gruppo Zeis Excelsa: «Non si tratta di crisi congiunturale, ma strutturale». Per l'azienda di Pizzuti, che per il 95% vende in Europa, la crisi non sembra proprio esserci: «Quest'anno chiuderemo a 40 milioni di euro segnando un +20%, con utili che dovrebbe essere intorno al milione di euro rispetto ai 300 mila euro dell'anno scorso. Per l'anno prossimo pensiamo di arrivare ai 55 milioni di euro». «Abbiamo messo a punto una strategia che funziona: ogni marchio ha una sua squadra di lavoro, spiega l'imprenditore . Con Pirelli, brand su licenza di fascia alta, siamo passati dalle 15 mila paia della prima collezione alle 100mila paia di questa terza stagione. Anche Merrell, marchio sportswear americano che distribuiamo in esclusiva in Italia, è in crescita. Su Docksteps che è il nostro brand principale stiamo pensando al raddoppio dei punti vendita nei prossimi tre anni».
Per Vicini, noto brand di calzature di lusso, niente crescita per quest'anno che si chiuderà sugli stessi livelli dello scorso anno a 45 milioni di euro. «In questo momento si è rivelata una buona scelta strategica aver avuto qualche licenza in più come quella di Roberto Cavalli o di St. John», commenta il presidente Giuseppe Zanotti. A preoccuparlo sono soprattutto il fronte europeo, con in testa Germania e Italia. A dare segni di risveglio sugli ordinati della primavera-estate 2003 di Vicini è invece il mercato a stelle e strisce, dove l'azienda realizza il 30% del fatturato.
Complessivamente la musica è la stessa anche per Pollini. Il brand di calzature del gruppo Aeffe dovrebbe chiudere l'anno in sostanziale stabilità con i risultati dell'anno scorso che aveva registrato un fatturato di 45 milioni di euro e una perdita di 1,5 milione di euro. «C'è stata una leggera perdita sul retail diretto nella prima parte dell'anno che in parte stiamo recuperando. I dati sono molto contrastanti. Una cosa certa è che la Germania è in netta crisi, mentre crescono l'Est Europa e l'Austria», racconta Simone Badioli, amministratore delegato di Pollini e anche di Aeffe.
«Questa prima parte dell'anno raccoglie i risultati del peggior momento dell'anno scorso, soprattutto in Europa e Stati Uniti, commenta Eugenio Morselli, presidente e amministratore delegato di Magli che dallo scorso anno appartiene al fondo Opera . Si è fermato il travel retail che per noi è molto importante». Il marchio è esposto per il 35% negli Stati Uniti e per circa un 15% in Germania, paesi che hanno inciso fortemente sui risultati negativi di questo primo semestre dell'anno che ha registrato un �17% nei ricavi. «Pensiamo di chiudere il 2002 in linea con i risultati dell'anno scorso (fatturato 2001 di 86 milioni di euro con una perdita di 1,5 milioni di euro)», commenta Morselli.