La lettera d'intenti è stata firmata mercoledì a Tripoli. Il documento che conferma l'ingresso della società governativa libica Lafico nella Finpart, la holding che ha come azionista di riferimento Gianluigi Facchini e che controlla marchi come Cerruti, Frette, Moncler. Al termine dell'aumento di capitale varato la settimana scorsa, Lafico arriverà a possedere tra il 12 e il 13% di Finpart, sottoscrivendo l'eventuale inoptato (in caso sottoscrizione integrale, acquisterà sul mercato la partecipazione). Una quota uguale a quella che entrerà nel portafoglio del finanziere svizzero Karl Bucherer. Facchini continuerà ad avere il suo 29,9% e gli altri soci che gli sono vicini (Bassani e Colombo) dovrebbero partecipare all'aumento. Si completa così la prima parte della ristrutturazione di Finpart curata dalla Livolsi and partner, inizialmente centrata su dismissioni difficili da realizzare ai prezzi voluti quando si è sotto pressione.
«L'idea di coinvolgere Lafico era nata tanti anni fa, quando acquistammo Frette, racconta Facchini. La società libica ha già manifestato, con Olcese (di cui ha il 30%, ndr), il suo interesse per il tessile di base. D'altra parte, è un modo per risolvere i problemi dell'emigrazione, offrire lavoro sul posto». Intendete produrre là? «Olcese ha già una serie di attività in Marocco. E noi abbiamo una serie di attività che realizziamo in outsourcing e che potrebbero essere spostate nell'area del Magreb».
Sul mercato si è parlato di fusione tra Olcese e Finpart. «Escludiamo una fusione. Tra le due società possono esserci sinergie industriali: Olcese è un produttore di filati di cotone, il primo produttore europeo; noi siamo un grosso consumatore di filati. Per il momento, la situazione è quella che si vede. è un fatto che Lafico sia socia di Olcese, così come è un fatto che entra in Finpart. Il resto sono soltanto congetture». Livolsi entrerà nel capitale? «Non lo so, vediamo. Il suo fondo, però, è più orientato alle telecomunicazioni». E lei entrerà in Olcese? «Niente di questo tipo è deciso adesso». Quali nuovi amministratori entreranno nel cda? «Il consiglio sarà portato da sette a 11-12 membri, ma i nomi non sono ancora decisi».
Si dice che l'amministratore delegato Storer lasci… «Questo è il momento migliore per rimanere e portare avanti un piano industriale valido e capace. Storer non ha ancora espresso le sue grandi valenze perché è stato assorbito da altri temi (la ristrutturazione del gruppo, appesantito dall'indebitamento, ndr), eppure nonostante questo il piano di riorganizzazione di Cerruti è partito bene e il ritorno all'utile gestionale è previsto per il prossimo esercizio, secondo i piani. Quanto allo sportswear, è anzi in anticipo rispetto ai programmi. Quando l'uomo (Storer, ndr) potrà metterci mano usciranno cose importanti».
Dei 100 milioni di euro di aumento di capitale quanti andranno a riduzione del debito e quanti allo sviluppo? «Andranno a rafforzare la struttura patrimoniale. E serviranno a ridare flessibilità finanziaria alle aziende e a costituire un cuscinetto di risorse per affrontare lo sviluppo delle società, anche se non sono pianificati investimenti importanti. Finpart ha una struttura del debito molto efficiente, rappresentato da bond con scadenza 2003-2004-2005. Del nostro indebitamento, oltre 200 milioni derivano dal finanziamento del circolante, l'altra parte dalle acquisizioni e hanno di contro prestiti obbligazionari». Ma nel febbraio 2003 scade una tranche da 75 milioni. «Fronteggeremo questa scadenza quasi esclusivamente con l'incasso delle dismissioni immobiliari che a fine anno arriveranno a 60-65 milioni. Poi, ci sono dismissioni minori».