Richemont, il secondo polo del lusso al mondo, ha annunciato ieri che l'utile operativo del primo semestre 2002 sarà inferiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno, vale a dire 253 milioni di euro su un fatturato complessivo di 1,836 miliardi di euro. Durante l'assemblea generale degli azionisti, il gruppo che controlla marchi del calibro di Cartier, Van Cleef & Arpels, Montblanc e Chloé ha dichiarato inoltre che dallo scorso 31 marzo «l'ambiente economico non ha mostrato nessun segnale di miglioramento».
Una stagnazione che si è tradotta per Richemont in un calo di fatturato di circa il 5% nei cinque mesi che vanno dallo scorso aprile fino ad agosto. Su questa performance ha inciso pesantemente il rafforzamento dell'euro nei confronti del dollaro e dello yen, senza considerare il quale il declino del fatturato si ferma all'1%, oltre alla crisi delle vendite nel mercato europeo, l'area geografica più importante per il conglomerato svizzero, dove il calo del turnover ha raggiunto il 6%.
In base a quanto rilevato dagli addetti ai lavori, la sofferenza dell'utile operativo, sceso già del 32% a 482 milioni di euro alla fine dell'esercizio chiuso lo scorso 31 marzo, è da attribuire in parte all'acquisizione di Lmh, la controllante dell'orologiaio Jaeger-LeCoultre pagata nel 2001 circa 3,1 miliardi di franchi svizzeri (circa 2,11 miliardi di euro), una cifra molto elevata secondo gli esperti.