Da qualunque parte si voglia vedere la questione, la situazione è dura. E le eccezioni positive sono davvero pochissime. La caduta dei mercati finanziari per le aziende della moda e del lusso è stata un tracollo, tanto che ormai il prezzo di parecchie di loro è sceso, a volte anche considerevolmente, sotto quello del primo collocamento al momento dell'Ipo. A pesare sui titoli è stato soprattutto il periodo estivo che si è appena concluso. Così, accanto ai casi ormai noti di Bulgari (-46 % dall'inizio di giugno) e Marzotto (-44%), nella classifica dei titoli presi di mira dal mercato si trova anche un nome come quello di Luxottica (-44%). Ma tra i peggiori dell'estate c'è pure Giacomelli (-48%).
L'analisi di Pigoli consulenza per Corriere Economia prende in esame le Ipo a partire dal 1995 (andare più indietro nel tempo rende il confronto non significativo) e il successivo andamento dei titoli. Su dodici gruppi considerati, solo tre hanno registrato una performance positiva: c'è quella spettacolare di Gucci (+302%, le cui azioni sono oggi sostenute dalla promessa di Opa residuale nel 2004 da parte del socio di riferimento Ppr a un prezzo di 101,5 dollari), quella considerevole ma più contenuta di Inditex (+28% rispetto al primo collocamento, ma l'arrivo in Borsa è avvenuto nel maggio dello scorso anno, quando il mercato era ai massimi, e infatti le tranche successive evidenziano performance negative) e quella ancora più modesta di It holding (+4%, grazie soprattutto alla situazione azionaria, congelata, tra l'azionista di riferimento Tonino Perna e il finanziere Luigi Giribaldi). Tutti gli altri registrano una perdita, che raggiunge la sua punta massima con Basicnet (-77%), De Rigo (-72%) e Csp (-71%).
«Il dato più significativo, per consistenza della società e per volumi scambiati, è, però, quello di Bulgari, la più vecchia tra le Ipo considerate – dice Sergio Pigoli. Oggi i titoli del gioielliere romano quotano il 5% in meno rispetto al collocamento: significa che hanno perso tutto quello che avevano guadagnato durante un periodo straordinario per il lusso come quello che ha caratterizzato la seconda metà degli anni Novanta. è difficile, invece, trovare società che sono state collocate negli ultimi tre-quattro anni con prezzi attuali superiori a quelli dell'Ipo, e questo vale per tutti i settori, non solo il lusso – continua Pigoli -. Un duro colpo alle teorie che nel medio-lungo termine le azioni sono meglio delle obbligazioni».