Se il destino l'avesse portato in Francia invece che a Milano, sarebbe famoso come Hermés, il grande artigiano per eccellenza. Ma Alfonso Crisci era italiano e dopo trent'anni passati a San Paolo del Brasile, si spostò a Casteggio, vicino a Pavia, dove ancora oggi si trova lo stabilimento, e la sua personale miscela di modernità – per la prima volta si fabbricavano scarpe su una catena di montaggio – e di specializzazione artigianale diventò quella caratteristica che per gli esperti è il marchio di fabbrica della Tanino Crisci. Piccola azienda di forte tradizione (con un fatturato di poco inferiore ai dieci milioni di euro e 65 dipendenti, escluso il personale delle boutique), anche nell'annus horribilis 2001 ha visto crescere le sue dimensioni. Perché è stato rimesso a nuova il negozio di Tokio, e aperti quelli di Osaka e di Londra, in Burlington Arcade, portando così a otto i monomarca nel mondo.
Per il 2003, invece, è prevista una presenza anche a San Francisco e Boston, le città americane più affini al gusto europeo. «Ci muoviamo piano. è sempre stata la nostra caratteristica: una metodologia di lavoro che ci ha permesso di mantenere le nostre tecniche artigianali e di rispettare i tempi necessari per ottenere un buon paio di scarpe. Infatti, quando sono finite, le lasciamo riposare almeno 10 giorni – ma anche 20 se si tratta di quelle pesanti da uomo – affinché le tomaie si assestino perfettamente sulla suola, evitando di farle essiccare nei forni il cui calore può sbilanciare la sagoma e i volumi».