Nel 2001 la produzione di calzature in Cina ha raggiunto 6 miliardi di paia di scarpe, di cui 3,96 miliardi sono state esportate, per un valore di 9,68 miliardi di dollari Usa. In base ai dati dell'associazione cinese di categoria, il 53% del totale della produzione mondiale di calzature viene prodotto in Cina ed è attesa una crescita fino al 55 per cento. Il marchio Made in China è ancora però un sinonimo di scarpe di bassa qualità, come ha ammesso lo stesso Zhang Shuhua, vice presidente della China Leather Industry Association; inoltre le calzature cinesi non hanno un marchio riconosciuto e utilizzano pertanto quello di altri Paesi o regioni, quali Taiwan, Hong Kong a Corea del Sud.
Ma l'eliminazione delle barriere commerciali dovrebbe spingere ulteriormente le esportazioni e favorire l'utilizzo di un marchio cinese. L'obiettivo della Repubblica popolare è diventare leader mondiale tra 10-15 anni e creare 5 marchi conosciuti entro il 2010.
Nel frattempo Pechino comincia a insidiare anche le calzature italiane, con le quali non può competere a livello di qualità ma che batte grazie ai prezzi. Per questo, secondo l'Anci, l'associzione dei calzaturieri italiani, le nostre imprese in futuro dovranno, oltre che mantenere gli standard qualitativi, operare un'adeguata politica dei prezzi sui mercati esteri. Tra l'altro, anche il mercato italiano è invaso dalle scarpe cinesi: la Cina è il primo esportatore di calzature verso l'Italia davanti a Romania e Vietnam.