Prezzo troppo alto. è questa l'opinione degli analisti sull'acquisizione del 100% di Longoni da parte di Giacomelli sport per 76 milioni di euro. Eppure, c'era chi sarebbe stato disposto a spendere anche qualcosa di più pur di impedire le nozze che hanno fatto balzare la società di Gabriella Spada al primo posto in Italia nel mercato dei negozi sportivi.
Alle trattative per la società controllata al 70% dal fondo di private equity Bridgepoint capital (il resto era diviso tra la famiglia Longoni al 25% a il management al 5%) partecipavano infatti in cinque. Oltre a Giacomelli, la Cisalfa (finora leader del mercato in Italia, che a maggio ha comprato Best company da Finpart) e tre aziende estere: le francesi Decathlon e Go sport e la britannica Jjb.
La guerra serrata è durata fino alla sera prima dell'accordo, il 10 luglio, quando gli uomini di Cisalfa hanno contattato Bnp Paribas, advisor di Longoni, per tentare di rilanciare sul prezzo. Ma a favore di Giacomelli ha giocato la forza della sua liquidità, grazie alla quotazione del 2001 e al recente lancio di un bond da 100 milioni di euro.