Sei mesi fa Thierry Andretta aveva lasciato Gucci per diventare amministratore delegato di Belfe, azienda di sportswear che l'anno scorso ha perso 9 milioni di euro su un fatturato di 77,5 milioni. Amore per le sfide, dice, unito al fatto che dopo l'11 settembre il mondo della moda e del lusso è improvvisamente cambiato. Subito dopo l'attacco alle Torri Gemelle, racconta Andretta, «nessuno aveva più una visione di lungo periodo. Non si riuscivano più a valorizzare le potenziali acquisizioni e a vedere il ritorno degli investimenti. Con il mio gruppo di lavoro in Gucci stimammo che il ritorno degli investimenti si era spostato da 4-6 anni a 7-10 anni e per questo proponemmo al board di Gucci, che ha accettato, di non proseguire con le acquisizioni di abbigliamento: c'erano già Bottega Veneta, Alexander McQueen e gli altri marchi da valorizzare, e poi Gucci da mantenere. A causa di queste logiche di mercato, però, il mio ruolo nel gruppo era diverso da quello ipotizzato. E' stato in questo periodo che la proprietà di Belfe, azienda per la quale avevo già lavorato in passato, mi ha chiesto un aiuto». Da qui un primo ingresso nel consiglio di amministrazione in novembre, seguito dalla carica di amministratore delegato.
Adesso Belfe è alla ricerca di un partner, finanziario o industriale. Andretta dice che il partner ideale di Belfe è straniero e questo perché Belfe soffre tradizionalmente di una eccessiva concentrazione in Italia (l'80% del fatturato è realizzato sul mercato interno, mentre l'altro marchio Post Card produce il 70% dei suoi ricavi oltre confine). Ciò che la società sta cercando è un partner con il quale trovare sinergie distributive.
Oggi, arrivato anche un nuovo direttore vendite (Roberto Aristarco, ex Malboro Classics e The North Face Europe), si lavora sul prodotto. «Vogliamo tornare al lusso nello sport e proporre un prodotto più continuativo, che non stagionale. Con l'integrazione degli accessori. Vogliamo ridurre le collezioni a contenuto basico, per trasformarle in collezione di più alto livello. Va anche in questa direzione la revisione dei punti vendita, che vogliamo più qualificati».