L'occhialeria italiana segna il passo in questo inizio del 2002, ma soprattutto ricomincia a sentire sul collo il fiato di una concorrenza asiatica sempre più opprimente. L'assemblea di Anfao ha preso atto di quanto sta accadendo ed ha lanciato un nuovo appello al Governo perché intervenga su tre fronti: la politica fiscale di aiuto alle imprese, la promozione all'estero ed i controlli sul mercato interno. A dire il vero ci sarebbe bisogno anche di almeno un paio di altre azioni forti, come la verifica sui dazi di vari Paesi che stanno mettendo alle corde le esportazioni ed un severo controllo in partenza dall'Asia sulle etichettature d'origine.
L'occhiale made in Italy, abituato negli ultimi anni a performance a due cifre nell'export, si è fermato nel primo trimestre ad un modesto + 0,93% su un valore di 404,4 milioni di euro. Sono invece cresciute le importazioni: 122,3 milioni di euro in valore, con un incremento sul 2001 del 7,8 per cento. Sul fronte delle vendite all'estero, tiene bene ancora l'occhiale da sole, trainato dalle griffes, che registra un +14,1%. Ma le montature crollano del 16 per cento. Va male soprattutto il mercato Usa, il miglior cliente dell'occhialeria italiana con una quota del 26% delle nostre esportazioni, che segnala una perdita delle montature del 36%, solo parzialmente mitigata dal +23,7% fatto registrare dal “sole”. Crescono, e il dato non è certo positivo, le importazioni ed i Paesi asiatici da soli si assicurano il 51% dei 122,3 milioni di euro.
L'assemblea di Anfao non si è nascosta i problemi generali del settore ed in particolare quelli del distretto produttivo di Belluno, che da solo copre l'80% di una produzione italiana che lo scorso anno ha toccato i 1.836,5 milioni di euro. C'è un andamento a due velocità: le grandi imprese dominano il mercato e crescono, le piccole e medie sono sempre più in affanno. In tre anni hanno chiuso trecento aziende, oggi ne sono rimaste circa 1.400, di cui 240 a dimensione industriale.