Rose Marie Bravo, l'amministratore delegato che ieri ha coronato il sogno di dare il via al collocamento di Burberry, il nome della moda britannica reso celebre dai tartan scozzesi neri, beige e rossi, ha avuto ieri ragione di cantare vittoria. Non solo per i 10 milioni di sterline (15,5 milioni di euro) che dovrebbe guadagnare personalmente dalla quotazione in Borsa, ma per il coronamento di un duro lavoro. Ieri gli operatori di mercato erano infatti concordi nell'affermare che l'operazione ha buone possibilità di riuscita.
Gus , la casa madre che ha deciso di separarsi da Burberry e quotare in Borsa un iniziale 25%, ha annunciato ieri una forchetta di prezzo compresa tra 230 e 290 pence per azione. Il che significa una capitalizzazione di mercato compresa tra 1,15 e 1,5 miliardi di sterline (1,7 e 2,3 miliardi di euro). Il prezzo è stato ritenuto ragionevole dal mercato perché impone Burberry come un marchio di fascia alta, ma non di alta moda.
Il multiplo del rapporto tra prezzi e utili è infatti 14-18, circa metà del livello stratosferico di 30 di Gucci. Un livello che comunque avvicina Burberry a quello di società ‘eleganti’ ma non haute couture come Hugo Boss e Ralph Lauren con ratio rispettivi di 14 e 13. La ragionevolezza della valutazione dovrebbe comunque indurre a miti consigli l'altra grande casa di moda, Prada, che sta scaldando i motori in vista della quotazione.