Richemont, il secondo polo mondiale del lusso dopo Lvmh, ha comunicato il 6 giugno scorso risultati che l'amministratore delegato Johann Rupert non ha esitato a definire «deludenti». Nell'esercizio a fine marzo il gruppo che controlla marchi prestigiosi come Cartier, Van Cleef and Arpels e Montblanc ha registrato un calo del 37 per cento dell'utile netto, che scende a 331 milioni d euro dai 528 dell'anno precedente.
La Compagnie Financière Richemont, controllata dalla famiglia sudafricana Rupert, ha comunicato anche che il risultato operativo è sceso del 32 per cento a 482 milioni di euro, una cifra comunque superiore ai 475 milioni di euro che gli analisti finanziari avevano previsto. L'aumento del 5 per cento del fatturato, salito a 3,86 miliardi di euro, è dovuto all'integrazione dei marchi Jaeger-LeCoutre, Iwc e Lange & Soehne; acquistati alla fine del 2000, che però hanno fatto lievitare le spese operative.
Dopo dieci anni di crescita a due cifre il gruppo Richemont imputa il recente stallo a una combinazione di tre fattori: l'aumento delle spese operative, le oscillazioni valutarie poco favorevoli e uno scenario economico mondiale negativo. Negli ultimi tre anni 150 milioni di euro sono stati investiti per espandere la capacità produttiva nel settore degli orologi. Le previsioni per l'avvenire sono improntate alla cautela anche se Johann Rupert ha dichiarato che «spera di vedere un periodo di graduale ripresa quest'anno». Per ora le vendite rimangono stabili ma molto dipende da quando partirà la ripresa economica.