Ammontano a 85 miliardi di euro le esportazioni del made in Italy nel 2001, con 67 mila imprese esportatrici. La quota si riferisce alle produzioni agroalimentari, abbigliamento, calzature, mobili, gioielleria, vetro e ceramica. La cifra raggiunge i 138 miliardi di euro se si somma l'export della meccanica strumentale, settore nel quale l'Italia è diventata leader a livello mondiale. Sono questi i dati emersi ieri dal convegno «Made in Italy, fattori di successo e opportunità», che si è svolto ieri a Roma e che è stato organizzato dal comitato Leonardo-Italian quality commitee, insieme all'Ice e Confindustria.
Numerosi gli intervenuti: Laura Biagiotti, presidente del comitato Leonardo, Beniamino Quintieri, presidente dell'Ice, Antonio D'Amato, Dina Bracco della Bracco spa, Innocenzo Cipolletta, presidente della Marzotto, Giorgetto Giugiaro, Fabrizio Onida, Piero Antinori, Livio Buttignol, Vittorio Giulini, Adolfo Guzzini, Ernesto Illy, Oliviero Toscani, Antonio Marzano e Renato Mannheimer dell'Ispo, che ha condotto un sondaggio di opinione sul made in Italy, commissionato dal Comitato Leonardo.
«I dati disponibili degli ultimi mesi segnalano che nel 2001 la quota italiana sul commercio mondiale ha interrotto la caduta dei quattro anni precedenti, anzi ha manifestato qualche recupero, soprattutto attraverso una performance particolarmente vivace sui mercati extra europei», ha spiegato Fabrizio Onida. «Le quote di produzioni tradizionali esportate sono rimaste invariate negli ultimi 20 anni», ha aggiunto Beniamino Quintieri, «questo rappresenta un valore di eccezionale rilevanza se paragonato con quello degli altri paesi industrializzati, che nel tempo hanno modificato il loro modello di specializzazione, muovendosi dalle cosiddette produzioni tradizionali verso settori basati sulle nuove tecnologie e sulla new economy».