Moschino, controllata dalla riminese Aeffe, crea una joint venture per la distribuzione diretta sui mercati asiatici. La Moschino Far East di Hong Kong, partecipata al 50,1% dalla maison milanese e al 49,9% dalla Bluebell, rileva di fatto anche la distribuzione in Giappone, finora affidata a Sanki Shoji. «Già l'anno prossimo, dice Massimo Ferretti, presidente della Aeffe, che possiede insieme alla sorella Alberta Ferretti, consolideremo nei nostri conti circa 35 milioni di euro, che raddoppieranno nel 2006. E sempre entro il 2006, grazie a investimenti massicci, le boutique Moschino in Asia saliranno dalle attuali 14 a 29, mentre gli shop-in-the-shop cresceranno a 46 dagli attuali 20. Va sottolineato che ora, nel Sol Levante, distribuiamo solo prodotti made in Italy, dopo avere tagliato le licenze locali».
Al 31 dicembre scorso il gruppo Aeffe ha chiuso con ricavi netti di 242,3 milioni di euro, in aumento del 48%: ma c'è stata una «significativa variazione del perimetro di consolidamento», con l'inserimento di Pollini, Velmar e altre società. A parametri costanti la Aeffe è cresciuta del 18,5% e Moschino del 7,2%. Suddiviso per marchi, Moschino e Moschino Cheap & Chic hanno pesato sui ricavi 2001 per il 38% (pari a 92 milioni di euro, incluse le royalties), Alberta Ferretti e la linea giovane Phylosophy per il 31% (cioè 75 milioni), Pollini per il 16%, Jean-Paul Gaultier per il 10% e Narciso Rodriguez per il 5%.
«C'è da lavorare per migliorare la bottom line, dice l'amministratore delegato di Aeffe, Giovanni Coccodrilli, concentrandosi sulla cancellazione di alcune pesantezze gestionali. L'integrazione delle acquisizioni è costosa, ma prevediamo il turnaround dei conti della Pollini già dal 2003: è una sfida, ma l'azienda ha un grande know how, che viene utilizzato sinergicamente in tutto il gruppo, e la stiamo risanando sia dal punto di vista economico sia da quello di produttività, servizio e consegna».