La griffe inglese Burberry, appartenente al colosso Gus plc, che dovrebbe quotarla in borsa quest'estate, ha registrato nell'esercizio fiscale conclusosi lo scorso 31 marzo un fatturato di 499 milioni di sterline (circa 786 milioni di euro), pari a un incremento del 18% rispetto ai 425 milioni di sterline dello stesso periodo dell'anno precedente. Bene anche l'utile operativo o ebit, balzato in avanti del 30% a quota 90,3 milioni di sterline (circa 143 milioni di euro). Stesso incremento anche per l'ebitda, giunto a 104,3 milioni di sterline (circa 164 milioni di euro).
Le vendite nei negozi a gestione diretta hanno registrato un incremento del 10%, arrivando a 157 milioni di sterline. Durante l'ultimo anno sono stati aperti monomarca a Beverly Hills e New York-Soho. Includendo sette store e concessioni acquisiti come parte della transazione con i partner asiatici, oggi Burberry conta 69 retail store, compresi dieci spazi in department store di prestigio. Per quest'anno la tabella di marcia prevede 11 punti vendita tra nuove aperture e ristrutturazioni tra cui i flagship di New York city (57esima strada), Londra Knightsbridge e Barcellona (paseo de Gracia).
La controllante Gus plc ha totalizzato vendite per 6,457 miliardi di sterline (circa 10,2 miliardi di euro) contro i 6,041 miliardi di sterline dell'anno precedente. «Gus ha completato un altro anno di successo», ha commentato John Peace, chief executive di Gus, «conseguendo profitti in crescita del 13% nonostante le difficili condizioni di mercato. Argos, Experian e Burberry hanno tutte registrato utili record. Nonostante le nostre previsioni di un rallentamento della spesa per consumi in Gran Bretagna e della difficile situazione in Nordamerica, siamo abbastanza fiduciosi sul prossimo esercizio».