Un altro nome storico della moda potrebbe tornare a far parlare di sé dopo anni di silenzio, la Pancaldi. Ma oggi che sono sistemati tutti i problemi societari, i fratelli Inghirami pensano a un rilancio importante, cominciando naturalmente dallo stile e, malgrado la riservatezza sia assoluta da entrambe le parti, si sente parlare di un possibile accordo con Stephan Janson. Stilista particolarissimo che ha il culto della sartoria su misura e veste, nel suo atelier di Milano, signore di gran gusto e dal nome importante, ma che è stato anche il protagonista del rilancio di Emilio Pucci e della nuova stagione, con più colori e meno ganci, del giaccone Fay.
Anche se il presidente Giovanni Inghirami ribadisce che è venuto il momento di investire su Pancaldi, unico marchio femminile in una costellazione di undici linee di abbigliamento. «Il nostro gruppo ha tutte le caratteristiche necessarie per fare un grande salto di qualità, visto che controlla la filiera completa. Dalla materia ai tessuti, all’abbigliamento. Siamo rimasti uno dei pochi a poter garantire il made in Italy in tutti i momenti del processo produttivo, non soltanto nella fase finale, ignorando invece dove e in quale condizioni avvengono le altre».
Arrivata a un fatturato consolidato di 250 milioni di euro (300 l’aggregato), con 4 mila dipendenti e un’esportazione intorno al 35%, Inghirami Company è organizzata secondo una struttura a mosaico che ha spinto al massimo il decentramento produttivo, favorendo una politica di acquisizioni mirate. Sono tredici le aziende tessili che attualmente fanno parte di questa struttura, dalla Ge. Te. Ca. tessitura di Rovereto, che utilizza fibre speciali, alla Bozzalla & Lesna, acquistata nel 1999 mentre era sull’orlo del fallimento e ritenuta uno dei grandi lanifici biellesi, con una particolare competenza nella lana pettinata.