Nonostante il calo del 9,8% della redditività l'anno passato è stato per Armani comunque positivo, a fronte della difficile congiuntura americana. I ricavi consolidati sono da record, +23% a 1.272 milioni di euro, l'ebitda (utile prima di interessi, ammortamenti e svalutazioni) è cresciuto del 3,8% a 246 milioni di euro anche se si è ridotta l'incidenza dell'ebitda sul fatturato (19,3% nel 2001 contro 28,9% del 1999).
Va considerato però l'alto livello degli investimenti, 307 milioni di euro, di cui 177 per acquisizioni, 102 milioni per la rete retail (33 i negozi aperti) e 28 milioni per la sede di Bergognone, con il teatro di Tadao Ando. Gli ammortamenti hanno registrato un incremento del 67% e la posizione finanziaria netta è passata da 319 a 122 milioni di euro.
Il giro d'affari dei monomarca di proprietà è stato di 482 milioni di euro (+9%), mentre il fatturato indotto (wholesale) è stato di 1.590 milioni di euro.
Soddisfatto il Presidente e Amministratore Delegato Giorgio Armani, soprattutto per il ricorso all'autofinanziamento, e per un 2001 record, nonostante il rallentamento dell'economia americana. La griffe milanese infatti conferma di essere fra le società di moda con i più elevati tassi di crescita.
Piedi di piombo per il 2002 in cui la priorità strategica sarà quella di espandere ulteriormente il retail e di massimizzare la profittabilità del gruppo facendo leva sulla struttura integrata verticalmente.
(Per maggiori dettagli vedere comunicato stampa Armani alla voce 'Comunicati stampa delle Aziende' del nostro sito).