La nuova e più ghiotta frontiera della strategia di espansione dei grandi marchi della moda è quella degli orologi e l’Italia è in prima fila. Secondo quanto risulta da una recente ricerca effettuata da Pambianco licensing, della società Pambianco di Milano che effettua studi e ricerche di mercato, al momento sono 77 i marchi dati in licenza nel settore dell’orologeria, un numero che risulta quasi uguale a quello dei produttori specialisti. Marginale appare, però, la quota di mercato delle griffe, stimabile in circa il 10% dell’intero settore, ancora dominato dai marchi dei grandi specialisti, perlopiù concentrati in Svizzera e Francia.
«Attenzione a non farsi ingannare dai numeri», avverte Carlo Pambianco, presidente della società che ha condotto la ricerca, «il consolidamento è un fenomeno che riguarda tutto il mondo della moda e del lusso, tanto che le operazioni di M&A realizzate dal 1996 a oggi sono state circa 500, il che equivale a dire che l’orologeria ha inciso solo per il 5% del totale. Ma è inevitabile: le dimensioni aziendali più ridotte e la specificità del comparto rendono il mercato meno fluido che in altri settori».
I margini di crescita del fenomeno delle concentrazioni e dei marchi in licenza sono comunque ampi. «Fino a oggi i marchi in licenza», nota Pambianco, «sono stati soprattutto quelli degli stilisti, ma i brand interessati o che hanno possibilità di entrare nel settore dell’orologeria sono molto numerosi».
Anche nelle fusioni e acquisizioni l’Italia ha un posto di primo piano: su 24 operazioni, un terzo sono state portate a termine da aziende della penisola con Bulgari e Gucci (tre operazioni a testa) nella parte del leone. La preminenza dell’Italia si manifesta in maniera più netta se si contano i marchi in concessione. Le firme italiane, infatti, rappresentano il 34% del totale (24), quelle francesi il 31% (22), le americane il 22% (17).