Conti in discesa libera e previsioni sempre troppo ottimiste da parte dell'azienda Gap hanno fatto perdere la pazienza a molti investitori che hanno penalizzato il titolo spingendolo vicino al minimo degli ultimi cinque anni, circa 12 dollari. Gap, che è stata negli anni #90 simbolo di quel casual che tanto piaceva ai guru della new economy, ha appena incassato la bocciatura delle più grandi agenzie di rating del credito. Moody's e Standard & Poor's hanno abbassato la valutazione del debito di Gap al livello junk, spazzatura, il 15 febbraio.
Nel 2000 Gap ha registrato un calo delle vendite nei negozi aperti da almeno un anno del 5% e un calo dei profitti del 22%. Per il 2001, i risultati del gruppo, che verranno comunicati mercoledì 27 febbraio, mostreranno un ulteriore peggioramento. Dopo la notizia del down-grade da parte delle società di rating, Gap si è affrettata a comunicare di aver ottenuto una linea di credito di ben 1,3 miliardi di dollari (1,6 miliardi di euro) e di avere un flusso di cassa pari a 800 milioni di dollari per un debito di 2 miliardi di dollari.
Il vero problema però, dicono gli analisti, non è la liquidità ma piuttosto l'incapacità dell'azienda di proporre linee che soddisfino i consumatori e, soprattutto, che riescano a essere vendute a prezzo pieno. Tramite una politica di grande espansione, Gap è riuscita a mantenere il fatturato in crescita negli ultimi anni, anche se nel 2000 e nel 2001 gli incrementi sono stati molto contenuti. Nei dodici mesi al 2 febbraio di quest'anno, le vendite totali sono salite di un risicato 2% (nonostante un incremento del numero di negozi del 13,5% a 4.171), mentre le vendite in negozi aperti da almeno un anno sono scese del 13%.