Senza fare rumore il gruppo Rinascente, il colosso della grande distribuzione quotato in Borsa e controllato da Eurofind, società posseduta da Ifil e dal gruppo Auchan, di anno in anno ha messo a segno crescite importanti, arrivando nel 2000 a superare la barriera degli 11 mila miliardi di fatturato. E archiviando gli esercizi con utili crescenti. Il percorso virtuoso che ha messo il turbo alla crescita è stato l’accordo con i francesi che, per esplicita ammissione dei vertici italiani del gruppo, hanno saputo trasferire in Italia abilità commerciale e cultura del servizio al cliente che sono costanti dal loro Dna.
I risultati non si sono fatti attendere – come ci spiegano Giovanni Cobolli Gigli e Benoit Lheureux, che guidano i grandi magazzini (il primo) e tutto il comparto alimentare (il secondo) con la qualifica di amministratori delegati del gruppo presieduto da Luigi Arnaudo – e resistono anche oggi che l’habitat in cui il gruppo opera si è appesantito dopo gli attentati alle Twin Towers dall’ 11 settembre. Il deterioramento della situazione è presto riassunto da una manciata di cifre: più pesanti per il comparto abbigliamento/accessori che nel primo semestre era cresciuto dello 0, 5% e che le stime davano in crescita del 2% per l’intero anno, mentre ora si trova inchiodato al + 0,5%; ma significative anche per l’alimentare, che vede la propria espansione ridursi dallo 0,8% allo 0,4%.
C’è mai la tentazione di logiche di cartello?
«No, c’è invece una fortissima concorrenza: nel tessile ma anche nell’alimentare, dove Esselunga è molto aggressiva; e sugli ipermercati è senza quartiere con italiani e stranieri. Non è facile, perché tutti i nostri clienti hanno almeno due o tre altri punti di riferimento: fare margini è complicato».
Che cosa servirebbe per stimolare il cammino del vostro settore?
«Servirebbero una semplificazione dello sviluppo e quote aggiuntive di flessibilità del mercato del lavoro. E poi eliminare l’Irap».
sintesi dell’articolo di Flavia Podestà a cura di Pambianconews