Un conto alla rovescia scandisce i tempi della moda. Il Natale consentirà di fare un bilancio su un anno a due facce, cominciato bene e finito male, non solo per colpa della tensione internazionale. E nel panorama preoccupato dell'economia italiana, solo il settore della cosmetica può vantare risultati in decisa crescita. Le incertezze hanno ridotto la voglia di spendere degli italiani, ma quando si tratta di curare il proprio corpo, il calo si ridimensiona, mentre per vestirlo il portafoglio si apre meno facilmente.
AcNielsen Sita stima una riduzione dello 0,9% in volume dei consumi di moda nel 2001, la prima dopo quattro anni, trascinata al ribasso dall'abbigliamento maschile (-4%). Ma grazie allo slancio dei primi sei mesi, dovuto soprattutto all'export, l'industria del tessile-abbigliamento riuscirà a chiudere l'anno con un fatturato di 47,9 miliardi di euro, in aumento dell'1,7%.
Sono dati presentati ieri nel corso di un convegno organizzato da Sistema moda Italia che ha messo a confronto imprenditori ed esperti. Il presidente di Smi, Vittorio Giulini, invece, ha ricordato che sono penalizzati i negozi sulle vie del lusso, tranne che a Tokio, mentre altrove il mercato regge. Una breve analisi seguita da una rovente polemica con chi è più esposto in questa fase: #'Le imprese del lusso non devono chiedere sconti e dilazioni ai loro fornitori, che pesano sull'intera filiera. E immorale. Piuttosto dovrebbero tagliare altre spese''.
Cos'è cambiato dopo l'11 settembre se lo sono chiesti anche i produttori di cosmetici, in un incontro organizzato dall'associazione industriale Unipro. Il campione intervistato da Prometeia a novembre dichiara di «diminuire o rimandare» soprattutto i viaggi e le vacanze (30% dei casi), i consumi di abbigliamento (20,9%), di pelletteria, gioielleria e automobili (tutti sopra il 14%) e perfino di divertimenti (13,7%). I dati migliori sono compresi tra il 10,4% di chi riduce le spese per parrucchieri e istituti di bellezza e l'll,4% per igiene e cosmesi, passando per profumi e deodoranti.
«Stiamo aspettando la prova del nove di Natale � dice Alberto Donati, presidente di Unipro � per capire quale sarà la vendita al dettaglio. Il sell-in, cioè la vendita ai negozi, ha subito solo un lieve rallentamento della percentuale di crescita. Se il dato sarà confermato ci aspettiamo di chiudere l'anno con un incremento del 6,5-7% dei consumi». Da qualche anno il settore cerca di farsi largo oltre confine. Nel 2000 le esportazioni hanno raggiunto 1.450 milioni di euro e quest'anno ci sarà un ulteriore aumento del 20 per cento. Così, l'industria si prepara a chiudere l'anno con un fatturato in crescita dell'8%, vicino ai 6.700 milioni di euro.
sintesi dell'articolo di Alessandro Balistri a cura di Pambianconews