Anche dopo l'11 settembre, il Nord America rimane l'area più importante per le esportazioni del made in Italy di lusso, mentre l'Europa, compresa quella dell'Est, è la destinazione più interessante per i prodotti medi e fini. Complessivamente, non sono le grandi firme la realtà più rilevante nella internazionalizzazione della moda. Sono queste alcune indicazioni della ricerca condotta da Sisim, società di consulenza alle reti distributive, presentata oggi al convegno 'Le sfide del momento: scenari economici, tensione dei mercati e reazioni dei consumatori', promosso da Sistema Moda Italia.
''Intanto, le griffe non sono il fenomeno quantitativamente più importante nel processo di internazionalizzazione della moda, in quanto – ha affermato Luca Giacomelli, amministratore delegato di Sisim International – quasi la metà delle nuove aperture, avvenute nell'ultimo anno in tutto il mondo, hanno riguardato negozi con prodotti della fascia fine, seguiti per il 31% da quelli di fascia alta e per il 22% da quelli di fascia media''.
''Il mercato europeo – ha spiegato ancora Giacomelli – rimane il canale privilegiato per l'export globale, con il 43% delle nuove aperture, mentre il 27% sono state indirizzate in Estremo Oriente, il 14% in Nord America, e percentuali inferiori al 10% hanno riguardato gli altri Paesi''.
Un'osservazione particolare merita il mercato giapponese, che per molti anni è stato il terreno elettivo quasi esclusivamente dei prodotti di lusso, mentre nell'ultimo anno ha accolto con successo anche i prodotti di fascia media e fine. Soffermandosi poi sulle singole città, i suggerimenti di Sisim vedono Tokyo, Londra, Seoul, Parigi, New York, Los Angeles, Osaka, Mosca e Chicago quali mete di maggior espansione per i prodotti del lusso, mentre gli imprenditori del medio-fine dovrebbero puntare su Tokyo, Parigi, Londra, New York, Mosca, Hong Kong, Berlino, Monaco, Madrid e Barcellona.
sintesi dell'articolo di Roberta Filippini
a cura di Pambianconews