In una recente ricerca sul settore dei prodotti di lusso in Europa, è emerso dagli analisti della Fitch agenzia internazionale di rating, che le aziende meno toccate dalla crisi saranno quelle che dispongono di canali distributivi integrati verticalmente. E in particolare Gucci e Bulgari risultano le aziende che metteranno a segno le performance migliori. Ma Francesco Trapani , amministratore delegato di Bulgari, sottolinea che ''andare meglio'' in questo momento di crisi è un concetto molto relativo. Dopo i mesi estivi l'azienda romana produttrice di gioielli ha raggiunto una crescita del 10% rispetto all'aumento annuale del 30% degli ultimi anni.
''La crisi colpirà le aziende in modi differenti,'' ha detto Carlo Pambianco, presidente della società di consulenza manageriale Pambianco Strategie di Impresa. '' Aziende come Armani, Zegna e Tod's sono in grado di affrontare una perdita del 10%, postporre gli investimenti e aspettare una ripresa. Sono molto competitive e possiedono marchi molto forti. Ma le aziende che hanno pensato ad espandersi o a rilanciare i propri marchi e ora dipendono dagli incrementi di finanziamenti esterni si trovano in condizioni più vulnerabili''.
Mentre i colossi del lusso sono incerti verso il futuro, gruppi come Fin.part e Ittierre, sembrano più ottimisti.
Comunque, le aziende italiane del settore lusso, grandi e piccole, continuano ad avere un asso nella manica, i loro marchi. ''Il Made in Italy'' è ancora un segno distintivo di qualità che non ha rivali, sottolinea Pambianco. ''E' il motivo per il quale i designers francesi e americani producono le loro prime linee in Italia''.
''La catena di produzione è la chiave del successo dei marchi italiani. Sfortunatamente per i predatori stranieri , è un sistema molto difficile da penetrare: circa il 95% delle aziende produttrici di beni di lusso è ancora controllata da famiglie''.
sintesi dell'articolo di Robert Galbraith a cura di Pambianconews