è perplesso Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente della Geox. Il suo gruppo di Montebelluna (Treviso) è alla vigilia di una svolta cruciale: da produttore di scarpe vuole diventare un’azienda che «ti fa respirare dalla testa ai piedi». Fuor di metafora, si metterà a produrre vestiti su larga scala. Con obiettivi ambiziosi: se oggi la neonata linea di abbigliamento pesa solo per un 5 per cento sul fatturato totale generato dalla Geox (oltre 400 miliardi), fra tre anni dovrebbe rappresentare addirittura la metà di un giro d’affari stimato in 800 miliardi di lire (413 milioni di euro).
Ma come raggiungere questi numeri? Facendo tutto da soli, come è successo con le calzature, o acquisendo una società sul mercato? E qui arrivano i dubbi di Polegato, che ha esaminato varie aziende tra cui la Fila, società di abbigliamento sportivo controllata dalla Hdp e in rosso per 2,2 milioni di euro nel terzo trimestre dell’anno. Una scommessa impegnativa quella dell’ingresso nell’abbigliamento, che però non sembra spaventare Polegato, il quale pensa di esordire pure nel mercato della scarpa sportiva, settore difficilissimo dove tanti, Fila compresa, hanno sbattuto il naso.
Non sarà un’impresa facile, ma certamente finora i numeri hanno dato ragione a Polegato. L’idea della scarpa con i buchi gli era venuta una decina di anni fa e la propose a varie aziende calzaturiere (Adidas, Nike, la stessa Fila). Inascoltato, decise di fare da sé e ora la Geox è la prima impresa di scarpe «comfort» in Italia e la nona al mondo (la prima è la Clarks), presente in 51 paesi e con tassi di crescita annui del 50 per cento.
Una success story che per ora la crisi economica non ha scalfito (del resto negli Usa la Geox è appena sbarcata). Resta l’incognita borsa: si quoterà o resterà azienda di famiglia? Risposta enigmatica di Polegato: «Prima voglio capire le dimensioni del progetto Geox, poi deciderò». Intanto l’acquisto di un grande gruppo resta un sogno nel cassetto.
sintesi dell'articolo di Guido Fontanelli a cura di Pambianconews