La crisi dei consumi, partita già prima dell'attacco alle Twin towers dell'11 settembre, sembra destinata ad assumere contorni davvero preoccupanti, con profit warning a ripetizione tra i big del settore. Ieri è stata la volta del colosso degli orologi e dei gioielli Richemont che ha annunciato per il primo semestre un utile operativo in flessione del 21% a 253 milioni di euro su ricavi in crescita del 10% a 1,8 miliardi di euro, con una previsione di 'calo nettamente più significativo per i profitti operativi del secondo semestre'.
Tra i big player c'è già chi sta studiando drastici piani per il licenziamento dei dipendenti in eccedenza, utilizzando la snella normativa statunitense.
Per tutto il gruppo Gucci, spiega un portavoce, 'è già in corso il blocco delle assunzioni, non soltanto nel retail, che mira allo stretto controllo dei costi'. Nessun commento, invece, sulle indiscrezioni di un calo di quasi il 50% nelle vendite dei negozi di New York. Confermano invece per fine anno le stime presentate il 25 settembre, cioè ricavi di gruppo tra 2,3 e 2,4 miliardi di dollari, un risultato operativo prima degli ammortamenti pari al 16% del fatturato e un utile netto diluito per azione di 2,60-3 dollari.
Da Giorgio Armani spiegano che 'l'economia americana è in difficoltà: stiamo monitorando il controllo dell'efficienza, anche se non abbiamo ancora preso alcuna decisione sul personale. Negli Usa vendiamo cinque collezioni e nei negozi il calo medio è di oltre il 10%. Confermiamo le stime di crescita del fatturato di oltre il 20%, mentre su utili è presto per fare previsioni'.
Il gioielliere Bulgari, sul quale ieri Merrill Lynch ha ridotto le stime di Eps nel 2001 a 0,28 euro da 0,36 e quelle del 2002 a 0,32 euro da 0,43, abbassando il rating da buy ad accumulate, 'ha bloccato le assunzioni in generale nel gruppo, anche se rispetto alla moda i negozi sono più piccoli, con un minor numero di addetti a causa degli scontrini mediamente più elevati. Al momento non ci sono esuberi, ma ci stiamo focalizzando sulla ricerca di efficienza e sul contenimento dei costi'.
Il colosso francese Lvmh ha preparato per Dfs (duty free, gran parte dei quali concentrati in Asia e Pacifico) 'un piano di ristrutturazione da 80 milioni di dollari che prevede la riduzione di costi strutturali, come la rinegoziazione delle concessioni negli aeroporti, per migliorare la redditività'.
Intanto Prada ha annunciato che la controllata Jil Sander chiuderà il 2001 con una perdita tra i 6 e i 9 milioni euro, 'un risultato inferiore alle attese che sconta gli effetti dell'11 settembre e la guerra in corso contro il terrorismo'. Entro fine anno la holding milanese inietterà fino a 20 milioni di euro per rafforzare la struttura patrimoniale dell'azienda tedesca.
sintesi dell'articolo di Paola Bottelli a cura di Pambianconews