Se da un lato la maggiore esposizione negli Stati Uniti potrebbe rappresentare per i brand del lusso il tallone d'Achille, dall'altro è altrettanto vero che nei periodi di crisi le vendite del settore luxury hanno sempre reagito megliuo degli altri comparti.
"Non c'è dubbio che le griffe più forti riusciranno a resistere meglio", dice lo strategist Carlo Pambianco, "se un negoziante deve ridurre i budget d'acquisto rinuncerà a proporre alla propria clientela i marchi meno conosciuti e punterà su quelli ormai consolidati. Nel breve-medio periodo i grossi gruppi soffriranno meno in quanto hanno più risorse per affrontare i cambiamenti del mercato. Nel medio-lungo periodo invece assisteremo allo stravolgimento degli assetti societari con un incremento degli accorpamenti.
La mergermania che ha contagiato negli ultimi anni le holding della moda potrebbe risultare un fenomeno in aumento nell'attuale situazione.
secondo Carlo Pambianco i gruppi medi che hanno intenzione di intraprendere la strada della crescita devono farlo velocemente evitando il più possibile di fossilizzarsi.
Allo stato attuale il mercato americano rappresenta per le 15 più importanti brand della moda un giro d'affari di 2.517 milioni di euro. Safilo risulta essere più esposto verso gli Usa con una percentuale di fatturato pari al 44,3%, mentre il concorrente De Rigo si posiziona all'ultimo posto con un export a stelle e strisce del 3,5%.