Edizione molto sofferta per Pitti immagine casa. Arrivata ormai al 25� appuntamento, la manifestazione dedicata all'homewear ha risentito pesantemente dei tragici eventi di New York che hanno condizionato le decisioni d'investimento e le scelte sui consumi.
I dati relativi all'affluenza dei compratori hanno infatti evidenziato un calo del 19% rispetto all'edizione del settembre 2000. Su un totale di 4.917 operatori la presenza dei compratori italiani è scesa da 5.427 unità a 4.917, mentre i buyer stranieri sono stati 494 contro i 648 dell'edizione precedente. Le maggiori defezioni sono arrivate dalla Francia (33 visitatori contro gli 84 intervenuti a settembre 2000), dalla Germania, dalla Gran Bretagna e dalla Svizzera. Tra gli altri paesi europei hanno mantenuto un numero di presenze quasi inalterato Spagna, Grecia, Belgio e Austria. Le sorprese invece sono arrivate da alcuni stati asiatici.
è stata infatti registrata una crescita dei compratori provenienti dalla Corea e da Taiwan, mentre è stato riscontrato un calo dal Giappone. Dagli Stati Uniti sono intervenuti alla manifestazione 38 compratori (molti di essi sono negozi newyorkesi) contro le 60 presenze contate nella scorsa edizione.
«Chi asserisce di non essere preoccupato», ha detto Gianluigi Facchini, numero uno di Finpart, gruppo che controlla il marchio Frette, «non è sincero. In una situazione come questa bisogna ripensare le logiche di business. Bisogna ridurre i costi, per esempio quelli di rappresentanza, e razionalizzare l'espansione della struttura distributiva». Così il leader nella biancheria di lusso, esposto sul mercato Usa per il 22% del fatturato, intende affrontare la crisi che si delinea all'orizzonte.
A pesare negativamente su Pitti immagine casa ha contribuito il cambiamento di data della manifestazione che da due edizioni è stata spostata da gennaio a settembre secondo alcuni espositori non ha certo aiutato le aziende produttrici di coperte e piumini. «Non siamo felici di questa data», ha detto uno dei più importanti operatori del settore, «per noi settembre non è il periodo giusto per gli ordini». Agostino Poletto, responsabile marketing di Pitti immagine, ha replicato evidenziando che a gennaio la manifestazione fiorentina veniva dopo tutte le altre dedicate alla casa. «La data di settembre non è casuale», ha dichiarato Poletto, «secondo un sondaggio che abbiamo svolto tra gli espositori era emersa la voglia di cambiare. Psicologicamente settembre è un buon momento per fare acquisti. Il settore della casa non è legato, come invece lo è la moda, al fenomeno dell'acquisto indotto dal desiderio.