Nel libro di Stephane Merchand, pubblicato a Parigi da Fayard, sono raccontati i retroscena e gli infiniti colpi bassi della guerra Arnault-Pinault.
I grandi imprenditori del mercato del lusso sulla scena internazionale sono italiani e francesi, ma il loro destino dipende dallo yen. I giapponesi da soli comprano oltre il 50% dei prodotti de luxe e si spiega il motivo per cui negli ultimi mesi la loro recessione interna sta preoccupando non poco le case europee.
Ma il cuore del braccio di ferro fatto di sfide all’ultimo sangue tra le aziende leader è da due anni la gara per il controllo dell’impero Gucci tra Lvmh e Ppr.
In questo regime di incertezza gli Italiani hanno una marcia in più rispetto ai francesi: una forte industria tessile in grado di soddisfare con flessibilità e rapidità le domande degli stilisti. A rovinarli sono invece le battaglie interne combattute a suon di miliardi e interminabili processi scoppiate dopo l’assassinio di Maurizio Gucci nel 1995. Da allora la firma più importante del lusso made in Italy è comandata da Domenico De Sole e Tom Ford che hanno creato una gerarchia assolutamente centralizzata, fondata sulle qualità artistiche di Ford, ma non adatta per affrontare le sfide per il futuro.