Il tessile è uscito dal tunnel della crisi visto che i volumi della produzione hanno tenuto, sorretti dai buoni risultati dei prodotti nobili e più innovativi, ai quali si dedica in particolare l’industria bresciana. L’altro punto di forza nella strategia delle imprese è di portare all’estero le produzioni di base, delocalizzate nei paesi nei quali la manodopera costa meno.
I dati dell’Associazione tessile italiana fanno riferimento a scala nazionale, ma visto che l’industria bresciana ne vale da sola l’80%, danno anche la misura della ripresa provinciale. Il fatturato si è alzato del 9,3%, l’export è aumentato del 16% e lo stesso vale nell’import passato da 2.688 miliardi a 3.200 miliardi, sicchè la bilancia commerciale segna un + 11,6%.
I volumi della produzione si prestano invece a un’analisi per sottosettore: da un lato i filati (+7% i cotonieri e +10% i lanieri), dall’altro i tessuti (+5,4% i cotonieri e + 7,1% i lanieri).
Sono dati tutti positivi anche se si intravedono segni di rallentamento e le ragioni vanno ricercate nel mercato globale. Prendiamo in esame le strategie dei maggiori gruppi cotonieri bresciani nel corso del duemila. La Franzoni di Esine ha chiuso l’anno con un incremento di circa l’8% del fatturato pari a 260 miliardi e punta sia sulla ricerca di nuovi prodotti nell’ambito dei filati che sul un processo di delocalizzazione verso i paesi produttori di cotone (Turchia).
Delocalizzare è stata anche la strategia del gruppo Niggeler & Kuffer di Capriolo che ha fatturato nel duemila 270 miliardi contro i 235 miliardi del 1999.
La Filartex di Palazzolo ha segnato una crescita di fatturato del +20% raggiungendo i 120 miliardi anche se insiste nel concentrare la produzione negli stabilimenti bresciani e bergamaschi. Gli investimenti del 2000 rientrano negli standard e rappresentano il 10% del fatturato.
Un esercizio positivo per il Cotonificio Ferretti, storica azienda sull’Oglio entrata nell’orbita del gruppo Linea Più di Prato. I volumi duemila sono scesi da 80 a 60 miliardi rispetto al’99. L’avere però puntato su prodotti a più elevata redditività ha consentito di chiudere l’esercizio 2000 con un utile netto che ha superato il miliardo di lire.