L’effettiva apertura dei mercati è stata al centro degli argomenti toccati ieri dall’assemblea dell’Associazione Tessile Italiana (Ati), che rappresenta l’industria cotoniera e quella della nobilitazione tessile, due settori con un fatturato aggregato da oltre 22mila miliardi.
La reciprocità delle condizioni nel commercio internazionale è la prima richiesta dell’imprenditoria tessile, che vive una fase di rallentamento dovuto all’eccesso dei costi sui dazi delle importazioni.
L’Unione Europea, come spiega il presidente di Ati, Rino Bonomi, sta procedendo nel’ rispetto degli accordi di Marrakesh che prevedono la riduzione progressiva dei dazi fino alla totale eliminazione prevista per il 2005. Diverso l’atteggiamento degli altri paesi che, di fatto, stentano ad abbassare le barriere tariffarie, rendendo impraticabile l’accesso a quei mercati.