Si è tenuta ieri l’assemblea annuale dell’Anci, l’associazione dei produttori del settore calzaturiero. La situazione del settore sta lentamente migliorando. Nel 2000 la produzione è stata di 16.011 miliardi di lire (+11%) pari a circa 390 milioni di paia (+11,5). L’import di scarpe in pelle e cuoio è stato però pari al 24% (72 milioni di paia pari a 2.029 miliardi di lire): due scarpe su tre vendute in Italia arrivano dall’estero.
Nei primi due mesi del 2001 le esportazioni sono cresciute del 17% in quantità e del 25,9% in valore, dopo che l’intero 2000 ha contato, rispettivamente, un incremento del 4,5% con 362 milioni di paia e un 16,2% con 12.790 miliardi di lire.
Gli Usa sono il primo cliente in valore (2.600 miliardi) con un prezzo medio doppio rispetto ai tedeschi che sono primi per quantità (83 milioni di paia).
Rieletto per il prossimo biennio, il presidente Antonio Brotini spiega come il settore debba essere cauto nell’affrontare questo periodo che pare avviarsi ad un miglioramento delle condizioni generali.
Gli ostacoli per chi è in difficoltà sono rappresentati anche dall’incremento dell’import: +17,6% in quantità e +35,7% in valore (nel primo bimestre 2001), dopo un incremento del 7,5% a 196 milioni di paia e del 23,9% a 3.478 miliardi di lire nel 2000.
Una ricerca condotta via internet sulla scarpa made in Italy ha fatto emergere che il posizionamento italiano su alcuni mercati, eccellente nell’area eleganza, lusso e fashion, non emerge per la fascia casual, media e medio/alta.