La congiuntura pesante che da qualche anno penalizza l'industria tessile comasca trova qua e là spiragli di ottimismo grazie a poche imprese che hanno saputo mantenere le posizioni, se non addirittura consolidarle, in mezzo agli sconquassi della crisi che si è abbattuta pesantemente sul distretto.
A brillare oggi sono rimaste alcune imprese che hanno saputo far fronte alla crisi adottando politiche di investimento e di ricerca.
Fra queste un posto di rilievo ha il gruppo Clerici Tessuto, che nell'88 fatturava 20 miliardi e che oggi ha chiuso l'esercizio 2000 con un giro d'affari di oltre 120 miliardi di lire, che diventano 150 se si considerano anche le aziende partecipate.
L'export, dichiarano in azienda, rappresenta una quota pari al 65%. I ricavi per area geografica nel 2000 sono così ripartiti: Italia 41,2%, Europa 24,9%, Americhe 22,8%, Estremo Oriente 9,2%, Medio oriente 1,6% e altri paesi 0,5%.
La Clerici tessuto guidata da Sandro Tessuto rappresenta un pezzo di storia dell'industria comasca essendo stata fondata nel '22 da una donna, Rachele Clerici Tessuto, che aprì una piccola tessitura con macchine e telai a mano.
Il core business dell'attività è rappresentato dalle collezioni per abbigliamento femminile per haute couture e pr�t-à-porter. I ricavi per linea di prodotto derivano in misura principale dall'abbigliamento donna (61,4%), dalla cravatteria (22,5%) dall'arredamento (12,6%) e dall'abbigliamento uomo (3,5%) che verrà incrementato con una nuova linea.
«Questa nuova linea- ha sottolineato il presidente del gruppo Sandro Tessuto- è l'ennesima dimostrazione della propensione dell'azienda a crescere immettendo in continuazione risorse economiche e di mezzi. Nel periodo '96-2000 gli investimenti sono stati di 26, 7 miliardi di cui quasi 8 solo nel corso dell'ultimo anno con un cash flow che è passato nei 12 mesi da 2.357 a 5.212 milioni con un incremento del 121,1%».